Musica, canti, maschere, danze e numeri di contorsionismo nella spiritualità musicale della Mongolia con l’ensemble femminile HULAN

Dopo lo spumeggiante (e graditissimo dal folto pubblico) avvio irlandese, proseguonbo gli appuntamenti del 13° “Natale in Musica a Tavagnacco”, voluto dall’Assessorato alla Cultura del Comune ed artisticamente diretto dal Folk Club Buttrio. Seconda delle otto serate previste dalla manifestazione da qui al 9 gennaio prossimi, quella di Colugna di lunedì 7 dicembre si presenta tra le più affascinanti per il tema, la varietà dello spettacolo, la provenienza degli artisti, la strumentazione ed i costumi particolari, saranno infatti di scena al Teatro Bon le HULAN, otto artiste della Mongolia nel progetto “Tenger minii” (“Dio mio”). Lo spettacolo si terrà alle ore
20.45 e sarà ad ingresso libero.
Concerto alle 20.45, con informazioni e prenotazioni allo 0432-853528 o via e-mail a info@folkclubbuttrio.com.
Hulan è una formazione femminile di otto artiste provenienti dalla Mongolia, soliste del Mongolian State Morin Khuur Ensemble e del Mongolian National Circus. A differenza dei gruppi che fanno quasi esclusivamente leva sulla suggestione del canto khoomii (duplifonico), Hulan punta sulla componente più poetica, spirituale e raffinata della musica, del canto, della danza e delle arti circensi mongole, con la sensibilità e l’intensità che solo un ensemble femminile può raggiungere. Sul tappeto sonoro realizzato da un morin khuur (violino mongolo), uno
yochin (salterio) e due yatga (cetre - arpe) si innestano con un ritmo mai casuale, i canti virtuosistici con le tecniche dell’urtiin duu e del bogino duu, le danze tradizionali ed i numeri circensi di contorsionismo.
“Tenger minii” (“Dio mio”), nel senso della propria religione, ma anche in senso esclamativo, dinanzi alle difficoltà di dialogo tra le varie confessioni religiose è il titolo dello spettacolo proposto in occasione del Natale.
Nonostante una radicata fede nello sciamanesimo, Gengis Khan ed i suoi eredi, nei quasi due secoli di impero mongolo, seppero accogliere con tolleranza, tra le mura delle proprie città, luoghi di culto e missionari delle più importanti confessioni religiose, come dimostrato in un importante intervento di Papa Giovanni Paolo II. A questa tolleranza per il diverso, a questa apertura nei confronti delle fedi altrui si ispira lo spettacolo Tenger minii.
Innanzitutto un viaggio nella spiritualità del popolo mongolo, dapprima attraverso una danza sciamanica, rito ancestrale alle radici della spiritualità dei mongoli di cui si hanno testimonianze millenarie, ancora oggi presente.
Poi una danza Tsam, antico rituale contro il maligno, che affonda le radici nello sciamanesimo ma trova un punto d’incontro con il Buddhismo lamaista, eseguita con uno strumentario particolare di percussioni e fiati e tre danzatrici con costumi e mascheroni suggestivi e affascinanti. Per arrivare ad un numero di contorsionismo a due che evoca le opere scultoree del famoso monaco Buddhista Zanabazar, vissuto a cavallo tra il 1600 ed il 1700, grande artista e uno dei personaggi più eminenti della storia politica, religiosa e culturale mongola, venne considerato la prima incarnazione mongola del Buddha Avalokiteshvara. Questa parte più coreutica e spettacolare
si inserisce armonicamente in una trama di brani di musica mongola, che anche se non direttamente legati a rituali o cerimonie, testimoniano la spiritualità del popolo mongolo nella vita quotidiana, nell’amore per la famiglia e per la natura. Completano la scaletta musicale alcuni brani di cultura mussulmana e cattolica arrangiati e interpretati da Hulan con gli strumenti mongoli.